Francesco Pricoco è il numero 18 di questa Messaggerie Volley.  Alla seconda stagione nel Misterbianco, Pricoco, 23 anni, è cresciuto a pane a pallavolo, mettendo piede in un rettangolo ancora prima di sedersi su un banco di scuola. Tutto merito del padre, Ugo, che allena il C.S.I. San Paolo Femminile e che lo ha instradato in questo mondo quando non aveva più di quattro anni. Da allora oggi, cominciando con le attività motorie e proseguendo con il mini volley, Pricoco, ha passato gli ultimi cinque anni in Serie B, con la Universal e l’Agira, alla quale era approdato dopo le giovanili con il Volley Valley.

Cosa è cambiato in Messaggerie in queste due stagioni agonistiche?
Quest’anno c’è molta più organizzazione e quando parlo di organizzazione mi riferisco a quelle attività di pianificazione e programmazione che hanno a che fare con gli allenamenti e le partite. Lo staff dirigenziale si è arricchito molto e non solo quando c’è un match, sono presenti sia in palestra che fuori. Abbiamo con loro degli ottimi rapporti. E’ evidente che c’è molta più partecipazione ad ogni livello, a questo si aggiungono la grinta e la convinzione di raggiungere quegli obiettivi che ci siamo dati ad inizio Campionato.

Funziona il mix che si è creato tra giocatori con più esperienza e giocatori più giovani?
Funziona benissimo. Io mi ritengo ancora una via di mezzo. Gioco a pallavolo da tanti anni, ma sicuramente sono ancora giovane e guardo con enorme rispetto i grandi della squadra. Abbiamo la fortuna di avere giocatori che non sono solo grandi di età, ma che sono stati grandi della pallavolo. Il mix è esplosivo, perché i grandi trasmettono la loro esperienza, i consigli sia tecnici che tattici. Ma non è uno scambio a senso unico, perché anche loro si sono fatti travolgere dall’entusiasmo di chi è un po’ più giovane. E’ una commistione perfetta.

In casa contro il Letojanni si gioca una partita importantissima contro la terza in classifica.
La sconfitta ha pesato su tutti. E’ arrivata subito, in avvio di Campionato. Ha palesato i nostri limiti e le difficoltà. Ma la squadra era nuova e i meccanismi andavano ancora oleati. Adesso c’è grande voglia di rivalsa. Innanzitutto perché vorremmo mantenere l’imbattibilità in casa, e poi perché questa partita e quella contro il Palermo rappresentano lo spartiacque che potrebbe farci prendere il largo in classifica.

I giocatori di Messaggerie sono dei professionisti della pallavolo, ma hanno vite lavorative parallele. Tu, sei uno studente, come si concilia lo sport con tutto il resto?
Io sono laureato in fisioterapia e adesso sono al secondo anno di medicina. Sono uno studente a tempo pieno. Questo si concilia solo con la buona volontà e la consapevolezza di dovere fare dei sacrifici. Se giochi, vai agli allenamenti e hai una vita sentimentale, ti rimane pochissimo tempo per una vita sociale. Ma questo oggi è l’unico modo di fare questo sport, ci scontriamo con realtà diverse. Vincere contro corazzate che investono sui loro giocatori, retribuendoli, per noi è ulteriore motivo di orgoglio. Nel nostro girone l’unica che investe è la Cinquefrondi, ma se dovessimo riuscire a centrare i playoff troveremmo squadre allestite che non badano a spese.

Qual è il limite secondo te?
Qui al Sud purtroppo c’è ancora la mentalità di guardare al singolo piuttosto che al collettivo e le società raramente danno vita a dei sodalizi o a realtà allargate che, tramite prestiti di giocatori, possono permettersi di guardare lontano insieme. E’ chiaro che ogni società voglia mantenere il proprio prestigio o la propria indipendenza, ma questo spesso non fa bene nè al mondo della pallavolo né agli atleti.

Ultimamente alle partite vi seguono molti più curiosi e appassionati di pallavolo. Cosa è cambiato?
E’ stato inaspettato. L’entusiasmo è contagioso, e viene prima di tutto dal mondo dei colleghi. Chi è venuto a vedere la partita contro la Cinquefrondi è rimasto entusiasta, non solo del gioco, ma della bella cornice che si è creata intorno all’evento. Però bisogna stare attenti, perché dobbiamo saper rimanere con i piedi per terra. I tre concetti chiave dovrebbero essere umiltà, lavoro e spirito di squadra. Siamo competitivi, è vero, ma dobbiamo giocare come una squadra, se giochiamo come singoli possiamo incorrere in degli scivoloni. Ma se giochiamo insieme, giochiamo una bellissima pallavolo.

Le aspettative che riguardano Messaggerie Volley aumentano di giorno in giorno. Sentite la pressione?
Si, ma è una pressione positiva che ci stimola. Sappiamo di avere fra le mani un bel giocattolo, la direzione è quella giusta, ma ci vuole un attimo a distruggere tutto. La pressione serve anche a mantenersi vigili, ma umiltà e lavoro, rimangono le linee guida, per non cadere nel tranello della troppa sicurezza di sé.