Adriano Balsamo: il capitano, il genio che porta con sé qualche inevitabile sregolatezza; i punti inventati con il secondo tocco, il muro stampato in faccia al posto 4 avversario e quelle pipe alzate quando meno ce le aspettavamo che più di una volta mi hanno fatto saltare le coronarie. Ma come gli è venuto in mente?, pensavamo in entrambe le circostanze. Ma anche uno straordinario lavoro di impostazione nel settore giovanile, del quale già quest’anno si sono raccolti i primi frutti sapendo che è uno dei punti fermi della nostra programmazione. Adriano, chiarissimo e imperscrutabile.
CHE STA PENSANDO QUIZ.
Eros Saglimbene: ufficiamente aggregato al mio stato di famiglia. E’ probabile che a dicembre lo vedrete testimonial della campagna pubblicitaria di Bacco, essendo stato il più grande consumatore singolo di prodotti nel corso dell’anno fiscale 2017 (e ancora siamo a metà). Tendente al pessimismo nel prepartita, con quella faccia da unniamaghiriiennu, si trasforma nel campo, tirando scaldabagni in faccia agli avversari. In fondo, è un tenerone che si nasconde dentro la faccia corrucciata di un guidatore di transpallet.
TESTIMONIAL
Giovanni Battiato: l’uomo di Giarre è riuscito nell’impresa di capire prima, e poi rendere commestibile a tutti, lo slang parlato da Matteo Minnelli e Simone Nicosia; impresa, credetemi, più difficile di una promozione. Da ragazzo lo chiamavano Paletta, che adesso gli serve per scaricare muletti ai quattro metri e stampare muri verticali agli avversari. Sempre calmo e sorridente, la barba ben curata gli dona un po’ di carisma e sintomatico mistero.
INTERPRETE
Francesco Pricoco: affronta la vita con calma e serenità, non ponendosi mai interrogativi per il futuro. Scherzavo. Sabato sera, in stanza, ha aspettato che uscissi dal bagno per chiedermi che programmi aveva la società per lui per il prossimo anno. “Dipende da te”, ho risposto, prima di spegnere la luce e far finta di essermi addormentato, contribuendo alla sua dose giornaliera di ansia. Dentro il campo, invece, è di una calma olimpica: entra a partita in corso, riceve, difende, attacca, mura, batte (la prima la sbaglia, vabbè ma niente ci fa). Una certezza. Avercene, di Ciccio Pricoco.
L’ALBERO DELLA TRANQUILLITA’.
Franco Arezzo: fosse stato adolescente negli anni ’80, ci sarebbe stato lui invece che Nick Camen sui manifesti della Levi’s. L’ho portato una sera al Ma e le mie amiche quarantenni se lo volevano mangiare. Parla poco, quello che dice ha sempre una logica, magari a volte sua, ma è di una affidabilità che rasenta la perfezione. Quest’anno è cresciuto in maniera esponenziale, diventando un pallavolista indoor di livello assoluto. Anche se, in realtà, la stagione invernale è una lunga transizione per arrivare all’estate e al beach volley (vero, Frank?).
L’AMORE AI TEMPI DEL CIOE’
Andrea Torre: è un giocatore da serie A. Noi ne siamo tutti convinti, il giorno che se ne convincerà anche lui lo sarà in maniera continuativa. Il fatto è che ogni tanto va in iperventilazione, gli si accende la spia dell’olio, e si incarta da solo. Ma quando gioca, cazzo, è uno spettacolo. A volte penso che con una schiacciata potrebbe aprire un buco nel campo e andare in cerca del petrolio. Cantante provetto, questa estate io, lui e Nata ci esibiremo al karaoke dello Sticky Fingers a San Gregorio.
Mi dicono dalla regia che ha chiuso, lo Sticky Fingers. Va bene, pazienza.
ALLA RICERCA DELLA CONTINUITA’
Roberto Arena: il fatto di essere di Aci Castello (come me) è una chiara affermazione di superiorità morale preventiva. Migliora con gli anni, questa è stata forse la sua migliore stagione ma, soprattutto, nei suoi ritardi agli allenamenti dovuti agli impegni lavorativi è stato di una precisione cronometrica: alle 20 e 24 in punto facevo 3,2,1… e si palesava dalla porticina della Palestra Pitagora. Insuperabile, come il tonno, a muro, che accompagna con quel suo andamento svolazzante tipo calabrone eccitato.
PROFETA
Fulvio Fasanaro: se penso a cosa voglia dire essere un professionista, penso a lui. Sempre puntuale, sempre presente, motivato, concentrato, si è allenato con passione e serietà per un intero anno, anche quando ha giocato meno. Perché le squadra vincenti sono quelle che hanno atleti come Fulvio, che fanno crescere il gruppo con il proprio lavoro, facendosi trovare sempre pronti. Magari incazzandosi, quando restano fuori, perché ci tengono un sacco, ma ripresentandosi agli allenamenti con lo stesso spirito del giorno prima. Non per niente, sarebbe titolare inamovibile in qualunque squadra di serie B.
LA SERIETA’
Emanuele Spampinato: in attesa di diventare a tempo pieno pr, abbracciando la religione scardilliana, tira su palle in difesa e in ricezione come se il tempo non fosse mai passato da quando mezza A2 se lo contendeva. Durante ogni partita, almeno tre volte si avvicinava urlandomi “Stai calmo, non posso pensare anche a te”, tranne l’ultima a Taviano ma solo perché ero sotto effetto di sedativi. Uno spettacolo, quando al Carlito’s distribuisce consumazioni omaggio.
YUPPIE
Mario Tomasello: ha svolto il suo ruolo nella maniera migliore, allenandosi per migliorare individualmente e, soprattutto, per adeguare il suo gioco alle esigenze della squadra. Compagnone in trasferta, sabato sera abbiamo dovuto consolarlo per la Champions persa contro la Juve, anche se non credo abbia creduto nemmeno un po’ ai nostri tentativi. Se volete mangiare una pizza spettacolare, basta andare da suo padre, titolare di Granò, a San Giovanni la Punta.
LA DISCRETA PRESENZA
Claudio Martinengo: quando un giocatore che dalla pallavolo ha avuto soddisfazioni, vittorie e celebrazioni a mai finire, a trentotto anni si rimette le ginocchiere, colma sei mesi di ritardo di preparazione in venti giorni, entra in campo non potendo essere più l’opposto devastante degli anni 2000, ma ritrovandosi posto quattro stabilizzatore di una squadra che, per fare il definitivo salto di qualità, aveva solo bisogno di guardare negli occhi qualcuno che trasmettesse calma, beh, cosa si deve dire? Solo chapeau. Il resto è un campionario di mani e fuori, attacchi con palla staccata che hanno disegnato traiettorie impossibili, muri in faccia, consigli, suggerimenti, le parole giuste dette nel momento giusto. Se non ci fosse stato, la pallavolo catanese avrebbe avuto un disperato bisogno di un Claudio Martinengo.
L’unica cosa è che ancora non ho assaggiato i suoi cannoli.
LEGGENDARIO.
Matteo Minnelli-Simone Nicosia- Samuele Nicotra: tutti dovrebbero avere un briciolo della loro incoscienza e inconsapevolezza. Loro di Matteo e Simone. Sono stati i piccoli della squadra, che dovevano essere richiamati per fargli fare quelle cose che abitualmente fanno i piccoli e che loro non facevano: da raccogliere i palloni a fine allenamento a fare la doccia per ultimi. Hanno inventato un modo di parlare che capiscono solo loro (e Giovanni Battiato). Per il resto, se non ci fossero stati, questa stagione sarebbe stata meno divertente. Samu è lo zar: prezioso in allenamento, presente quando gli è stato chiesto di esserlo, uomo Messaggerie fino al midollo. Anche se non andava spesso in panchina, fa parte del gruppo a tutti gli effetti.
MASCOTTE.
D’angelo Piero: la verità è che avrebbe dato un dito per giocarla lui, la finale. Lui che era l’alzatore titolare di quella San Cristoforo che nel 1993 perse contro il Montecchio l’ultimo spareggio disputato da una squadra catanese per andare in serie A2. Da direttore sportivo il suo telefono dovrebbe essere caldo ma la verità è che non risponde mai, whattsapp non sa nemmeno cosa sia, e se devi parlare con lui con urgenza è probabile che caschi malato. Ad un certo punto, più o meno quando arriva Roberto Arena, se ne va, perché deve tornare a casa prima possibile.
L’UOMO SUL PIANEROTTOLO
Ciccio Litrico: A sautari, a tirari, a pumpari, le parole d’ordine del nostro ironman che ha portato un gruppo di lavoratori/studenti ad una strepitosa condizione di forma nella partite che contavano. Anche un po’ invisible man, per la sua naturale (?) ritrosia a farsi fotografare. Con Piero D’Angelo condivide la piazza d’onore per birre consumate durante le cene ricreative (dietro l’irraggiungibile Martinengo)
THE EYE OF THE TIGER
Gianluca Catania Osteopata: l’avevo lasciato capovasca alla Poseidon, l’ho ritrovato osteopata affermato e punto di riferimento per gli acciacchi di un gruppo di atleti degni ospiti di Villa Arzilla. Memorabile il suo commento post partita a Cinquefrondi:”questi sono pazzi, io non vengo più, gli pare che mi deve venire un infarto in panchina”.
DOC
Pierluca Privitera: Pierlu’ dove sono le chiavi? Pierlu’ i palloni? Pierlu’ le magliette? Pierlu’ la borsa medica? Pierlu’ l’acqua? A fine stagione trascorrerà una settimana a disintossicarsi delle urla rivoltegli contro per qualunque cosa mancasse in palestra, capro espiatorio designato che ha vissuto con quella faccia da unni mi chiovi mi sciddica.
A-TEAM MANAGER
Orazio Valenti – Damiano Romano – Mauro Puleo: quando li sento parlare non li capisco, quindi non ci parlo. La scienza applicata alla pallavolo non fa per me, però hanno messo cuore e passione in un lavoro che, soprattutto Damiano e Orazio, hanno portato avanti per notti e notti nutrendosi di siracusane misto pollo-manzo e maiale preparate dal camion dei panini adiacente alla palestra.
SCIENZIATI (!?)
Nicky Lo Bianco: la storia della pallavolo catanese, è entrato in punta di piedi e si è messo a disposizione. Come solo I grandi sanno fare.
L’ESPERIENZA
Enzo Pulvirenti – Francesco La Giglia: con noi nelle ultime settimane, si sono sobbarcati pure la fatica di guidare all’andata e al ritorno. Per Enzo è un ritorno alla pallavolo, per Ciccio una prima volta, da dirigente. Ma entrambi sono la dimostrazione che venti anni o un giorno non fa differenza: quando entri nella bolla del volley, è finita.
APPASSIONATI
Mariangela Di Stefano: all’inizio i ragazzi pensavamo a Karma Communication come ad un centro massaggi (sono limitati e mono tematici, che ci possiamo fare); poi, con i mesi, hanno scoperto una macchina da guerra tascabile che ha costruito per Messaggerie un sistema di comunicazione degno di una squadra di serie A. Anche perché, pensandoci bene, siamo in serie A.
LA LILLIPUZIANA
Federica Filosco: il nostro medico ha dato un tocco di classe e eleganza ad un ambiente di tipacci dalle sembianze da bravi ragazzi e certe uscite che manco gli scaricatori di porto e i frequentatori dei peggiori bar di Caracas. Con la sua felpa Messaggerie ha vigilato sulla squadra, quasi distaccata, ma poi l’abbiamo vista esultare e saltare di gioia al Palaspedini come fosse una ultrà. Impeccabile.
LA DOTTORESSA
Mimmo Lazzarino: rivedendo le sue foto, quello che abbiamo fatto sembra ancora più incredibile. Le mie verranno utilizzate come prova testimoniale quando, nella prossima legislatura, verrà presentato il referendum per chiedere l’abolizione della legge Basaglia. In ogni caso non “ho” stato io, non c’ero, se c’ero dormivo, e se ancora sto dormendo non svegliatemi da questo sogno.
L’HELMUT NEWTON DI PIAZZA PORTA GUSMANA
Gianpietro Rigano: dopo Fiumefreddo è cambiato tutto. Ho ritrovato il Gianpy che conoscevo, quello che plasma una squadra facendola crescere esponenzialmente nel corso del campionato, insieme alla crescita dei singoli. La sua calma, la sua tranquillità, che nascondono mille ripensamenti, sono il valore aggiunto di un allenatore per cui parlano i risultati: il resto sono chiacchiere e distintivo.
Mistero irrisolto il suo metabolismo: io l’ho visto mangiare fino a due pizze, un tagliere di salumi, due porzioni di patatine, tre birre da 50 cl, ed essere fresco come una rosa.
OLIO CUORE
Nata Aiello: questa città non dovrebbe mai smettere di ringraziarlo. Per aver tirato la carretta per quattordici anni, credendoci sempre anche quando in palio non c’era la serie A, con l’entusiasmo di chi è entusiasta della vita e di quello che fa. Cinque promozioni, dalla Prima Divisione alla A, non sono solo un miracolo sportivo: sono la dimostrazione che, in ogni campionato, ha fatto le scelte giuste, di uomini e di organizzazione.
Io ho trovato un amico, di quelli che è raro trovare e quando succede devi tenertelo stretto.
E questo, chiedendo scusa a tutti, vale più della serie A.
L’AMICO E’.
Special guest: Lo zio Lucio, che prima e dopo aver messo a posto i loro muscoli da pensionati del Dopolavoro Ferroviario, si è dimostrato pilota di Formula Uno. E come sgommava, quel pulmino Ford.
Zio Lucio, altrimenti detto Kimi Raikkonen.
Luigi Pulvirenti
Vice Presidente
E noi aggiungiamo….
Luigi Pulvirenti: a bordo campo, da dove segue tutte le partite, lascia un solco per il suo continuo andare avanti e indietro. Potrebbe avere studiato pianoforte (e suona alla grande) solo per la consapevolezza che delle dita agili gli sarebbero servite a scrivere velocemente quei milioni di post e i messaggi che manda durante tutto il giorno (mollalo). Parla con te e nel frattempo ha già in testa una nuova idea e come metterla in pratica. Come ha scritto qualcuno, se provate a clonarlo non ci riuscireste, hanno buttato lo stampo.
INIMITABILE